Questo gioiello racchiude la storia, ma anche le tradizioni, i simboli e le peculiarità che contraddistinguono il borgo e la comunità di Roccamandolfi. La forma ottagonale si richiama alla sezione del campanile e al battistero, da cui deriva appunto il nome Batticuore, che crea il doppio senso con il cuore come simbolo della bontà e dell’ospitalità degli abitanti del borgo molisano. I lati dell’ottagono sono leggermente curvi per richiamare la forma del ponte tibetano, altra attrazione turistica di Roccamandolfi.
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Di varie forme, dimensioni e metalli, i fiocchi di neve sono tra le opere più diversificate del laboratorio Coccopalmeri. Talvolta impreziositi da diamanti o da filigrana, possono adattarsi come ciondoli di una collana, come elementi d bracciali, su anelli od orecchini. Il Fiocco di Neve di Roccaraso a edizione limitata. In attesa che scenda la neve dal cielo con l’inverno ecco pronto prima della stagione sciistica un fiocco di neve creato artigianalmente. Il gioiello è prodotto in edizione limitata solo fino alla Pasqua successiva ed è presentato ufficialmente sulle piste da sci. È un gioiello da collezione, esclusivo e che rappresenta l’amore per la neve.
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L’idea di fare della pulsatilla un emblema di Roccaraso fu di Ugo Del Castello, autore di varie pubblicazioni sulla storia di Roccaraso, il quale pensò a questo fiore come simbolo di ciò che rinnova e rinvigorisce l’amore, così come la primavera ogni anno rinnova e perpetua la vita della natura. La pulsatilla è ormai divenuta un simbolo per il paese, diventando anche un dolce realizzato dai pasticcieri Claudio D’Arcangelo e Paola Marchetti. È realizzata in oro bianco e oro giallo e filigrana in versioni differenti. La Pulsatilla Mondiale, realizzata in occasione dei Campionati Mondiali Juniores di Sci Alpino, è una creazione di alta gioielleria realizzata interamente con i diamanti.
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La nuova icona dell’eleganza sangrina è lo Sgarbizio, un gioiello creato dal Maestro d’Arte Orafa Franco Coccopalmeri per il Comune di Castel di Sangro. La creazione prende il nome dall’adattamento ideato da Tommaso Marzano, prendendo spunto da un termine dialettale che significa “capriccio”. L’opera è stata presentata ed esposta nella VI Edizione della Mostra delle Arti e degli Antichi Mestieri nel centro storico di Castel di Sangro. Il gioiello, realizzato in varie versioni e misure, ha una forma di spirale impreziosita da uno o più brillanti. “Lo Sgarbizio vuole rappresentare le radici della storia di Castel di Sangro” dichiara la ricercatrice Angela Caruso che ha elaborato l’idea “le preistoriche mura ciclopiche, i magici ornamenti delle genti sannitiche, la vetusta torre del Castello Superiore, richiamano tutte la forma di una spirale. Un emblema del fascino e della classe delle donne di questa terra”.
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È creato a quattro mani dall’Eco-Designer Gaudenzio Ciotti e dal Maestro d’arte orafa Franco Coccopalmeri. La forma del gioiello richiama il valico tra il paese di Rocca Pia e l’Altopiano delle Cinquemiglia, dove passano l’antica Via Napoleonica e l’odierna Strada Statale 17. È il luogo descritto da scrittori e viaggiatori e che ha un grande significato storico e logistico. Il cuore all'interno del gioiello simboleggia la generosità degli abitanti di Rocca Pia.
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È il gioiello del presepe vivente di Rivisondoli. L’amore dei genitori in attesa di un bimbo è un’emozione suprema. La novella è la lieta notizia, quella che ricevette Maria e che diventa simbolo universale. Questo gioiello esprime tale sentimento in una dimora a forma di cuore ove risiedono un padre e una madre con un bimbo nel suo grembo a forma di goccia, che è simbolo di vita. Anche la tecnica della filigrana richiama il senso di unione mediante due fili attorcigliati l’uno nell’altro come in un vortice di passione. Le insenature del cuore sono i teneri volti dei due amanti. E c’è un nuovo cuore che batte con loro: è di diamanti, perché un bimbo è ciò che di più prezioso c’è al mondo. È questa la generosità dei genitori che donano due volte la vita a un figlio: la sua al momento del concepimento; la loro da quel momento in poi.
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È l’opera che riscopre la storia di Pietransieri: un cuore che già era presente nello stemma della località abruzzese ai tempi di quando era Comune, come ricorda l’ingegner Maurizio Di Padova, principale promotore dell’iniziativa: “l’idea è quella di reinterpretare lo stemma del paese risalente al periodo in cui era Comune autonomo, vale a dire dalla metà del ‘700 fino al 1811”. “Una torre e un ruscello” continua il protagonista del progetto “sono racchiusi in una composizione di foglie e fiori che formano un cuore, il Cuore di Pietransieri. Questo simbolo nasce per testimoniare lo spirito di unione, di collaborazione, di amicizia e di ospitalità che caratterizza Pietransieri
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L’opera è nata in occasione di un convegno sui Sanniti tenutosi a Roccaraso. Rappresenta un fiocco di neve a forma di spirale in ricordo delle chatelaine sannite ed è chiamata con il nome dialettale “Abbltrizz” che si riferisce ai vortici creati dalle bufere invernali. L’idea di questo gioiello nasce principalmente da due motivi strettamente legati all’epoca in cui i Sanniti abitarono questa zona: uno è un fenomeno generale, l’altro è un aspetto particolare. I popoli italici vissero una fase climatica molto fredda. E questa zona, già caratterizzata da abbondanti precipitazioni nevose in fasi climatiche più miti, ebbe in quell’epoca inverni lunghi e rigidi. Uno dei gioielli specifici dei sanniti era la chateleine, oggetto caratterizzato dalla forma a spirale. Pertanto dal fenomeno meteorologico e dal concetto della spirale nasce questo gioiello che presenta la forma di un fiocco di neve, ma a spirale. E l’immagine della spirale si richiama altresì ai vortici che spesso si creano quando la caduta dei fiocchi è accompagnata da vento irregolare.
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